Il caso di Alessandro è uno di quelli più interessanti per mostrare l’importanza di curarsi della propria pensione fin da giovani. Vediamo un pò di dati:
Età: 25 anni
Professione: dipendente privato
RAL: 23.000 euro
Anni di contributi: 1
Obiettivo: Anticipare l’uscita dal mondo del lavoro
Il primo passo è stato quello di valutare i contributi versati fino ad oggi. Anche se pochi, questi ci servono come punto di riferimento per una proiezione dei contributi futuri, in modo da capire quale potesse essere il tasso di sostituzione, ossia il rapporto tra l’ultimo reddito ipotizzato e la pensione.
A livello di pensioni ad oggi (assegno di invalidità e pensione di inabilità) abbiamo calcolato la prima data utile di ottenimento in caso di necessità, visto che per entrambe è necessario un minimo requisito anagrafico di contribuzione (5 anni di contributi totali, di cui tre versati negli ultimi 5). Questi dati ci forniscono un assist importante per la parte assicurativa del soggetto.
L’ultimo punto da esaminare per la previdenza obbligatoria, è stato l’eventuale riscatto di laurea. Siccome Alessandro è iscritto all’INPS come dipendente privato, ha diritto non solo al riscatto di laurea ordinario, ma anche agevolato.
Tuttavia, in entrambi i casi, siamo di fronte all’esborso di un grande compenso, a fronte di pochi mesi di anticipo sulla pensione. Su questo fronte abbiamo pianificato una strategia, che vedremo a breve.
Grazie a tutti questi dati, siamo riusciti ad avere le informazioni che ci servivano.
FOTO
Da qui si evince subito che il tasso di sostituzione è buono, ma il problema risiede nell’età di pensionamento: 68 anni e 9 mesi. Come uscire prima dal mondo del lavoro?
La pensione a 60 anni
L’ipotesi scelta è stata quella di anticipare la pensione di circa 8 anni, con tre grandi implicazioni:
- la pensione non decorrerebbe più da ottobre 2066, bensì da luglio 2068;
- tra il termine del lavoro e il primo assegno contributivo intercorrerebbero circa 10 anni senza alcun reddito;
- la pensione avrebbe una decurtazione di circa 2600 euro annui.
Per risolvere queste implicazioni intervengono due importanti alleati: la pensione complementare e gli investimenti.
La pensione complementare
Il primo inevitabile passaggio è stato quello di spostare il TFR dall’azienda al fondo pensione, sfruttando tutti i vantaggi del caso. Se anche tu hai il TFR in azienda e vuoi capire perchè sarebbe meglio spostarlo nel fondo pensione, basta cliccare qui.
In questo modo, grazie alla rivalutazione del comparto del fondo pensione, la tassazione al 9% e il contributo del datore di lavoro, la rendita annua del fondo, sommata alla pensione INPS, porta il tasso di sostituzione al 106,5%!
L’ultimo problema restante è il gap di circa 10 anni tra l’ultimo reddito da lavoro e la prima pensione ricevuta. Anche in questo caso, abbiamo sfruttato non tanto il capitale, ma piuttosto l’età attuale di Alessandro.
Fino all’età del pensionamento mancano circa 35 anni, periodo in cui investirà (come ha già iniziato a fare) per avere, a 60 anni, un portafoglio tale per vivere di rendita durante quegli anni e non solo. Perché dove molti cercano di comprare cose materiali, Ale cerca solo di avere ciò che abbiamo di più prezioso: il nostro tempo.