L’ingegnere che non aveva calcolato la sua pensione

Lorenzo è un ingegnere di 40 anni che, dopo aver avviato la sua attività da circa dodici anni, ha sentito la necessità di iniziare a pensare alla propria pensione. Qui è riportato il suo caso studio. Vediamo un pò di dati:

Età: 48 anni

Professione: Ingegnere iscritto a Inarcassa

RAL: 50.000 euro circa

Regime: Ordinario

Anni di contributi: 16+ 

Obiettivo: Diminuire il gap previdenziale 

La pensione obbligatoria

Il primo passo è stato quello di valutare i contributi versati fino ad oggi. Questi sono un ottimo punto di partenza per stimare l’assegno pensionistico del soggetto.

Inoltre il caso specifico presenta contributi versati non solo a Inarcassa, ma anche all’INPS, a causa di lavori svolti prima di diventare ingegnere. Per questo abbiamo dovuto comprendere in che modo valorizzare i contributi e ricongiungerli per non perderli ai fini pensionistici.

Per i contributi futuri, sicuramente il fatturato annuo subirà dei cambiamenti nel corso degli anni, ma possiamo ugualmente avanzare una proiezione di tali contributi, in modo da capire quale possa essere il tasso di sostituzione finale, ossia il rapporto tra l’ultimo reddito ipotizzato e la pensione. Attraverso il tasso di sostituzione scopriamo qual è il gap previdenziale da colmare.

A livello di pensioni ad oggi (assegno di invalidità e pensione di inabilità) abbiamo calcolato l’ammontare, rendendoci subito conto dell’importo piuttosto basso in caso di avvenimento di questi scenari. Da qui l’attenzione nei confronti delle giuste coperture assicurative. Questi dati ci forniscono un assist importante per la parte assicurativa del soggetto.

L’ultimo punto da esaminare per la previdenza obbligatoria, è stato l’eventuale riscatto di laurea e del servizio civile. Questa è un’opzione che in alcuni casi ci permette di anticipare in maniera sostanziosa l’uscita dal mondo del lavoro, mentre in altre risulta essere solo uno spreco di denaro. Per Lorenzo, abbiamo ritenuto valide altre alternative per anticipare l’uscita dal mondo del lavoro. 

Grazie a tutti questi dati, siamo riusciti ad avere le informazioni che ci servivano.

Da qui si evince subito che l’età di pensionamento sarà a 67 anni, ma il problema risiede soprattutto nel tasso di sostituzione: 31,9%.

Cosa vuol dire? Molto semplice.

Se oggi guadagno in media 1.000 euro netti al mese, la mia pensione sarà di 319 euro, quindi un terzo delle mie entrate attuali. Come posso anche solo pensare di sopravvivere in questo modo?

Forse c’è una soluzione.

La pensione complementare

Arrivati qui, dopo la preoccupazione iniziale dettata da una pensione non così positiva, ci siamo chiesti: quanto denaro mi servirà dall’età di 67 anni per vivere tranquillamente in pensione? Quanto tempo ho per accumulare questo capitale?

Attraverso alcuni calcoli siamo riusciti a misurare i versamenti da effettuare per colmare il gap previdenziale. Tali versamenti verranno effettuati nel fondo pensione migliore scelto dal nostro consulente previdenziale indipendente tra i 350 esistenti. 

Il fondo pensione è l’unica alternativa presente? Assolutamente no, ma è la strategia migliore per il caso specifico.

In questo modo, Lorenzo ha salvaguardato la sua pensione, non pensando soltanto alle esigenze quotidiane, ma anche a ciò di cui avrà bisogno in un futuro che, grazie alle scelte di oggi, sarà molto più luminoso. 

Se anche a te manca ancora qualche anno alla pensione (più sei giovane e meglio è) scrivici ai seguenti contatti per ricevere un’analisi GRATUITA della tua situazione pensionistica.

Telefono: + 39 3490991009

Mail: tommasodecillis@7budget.it

Alla tua ricchezza,

Tom

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